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Kautsky, Karl.

Uomo politico e teorico del marxismo austriaco. Nato da padre ceco, frequentò per qualche tempo l'università di Vienna e aderì alla socialdemocrazia. Trasferitosi a Zurigo divenne redattore di "Socialdemokrat". Nel 1881, a Londra, entrò in contatto con C. Marx e F. Engels del quale fu anche segretario. Stabilitosi in Germania, nel 1883 assunse la direzione della "Neue Zeit", la nuova rivista teorica del Partito socialdemocratico tedesco (SPD). Attraverso queste pubblicazioni, che diresse sino al 1917, K. esercitò una grande influenza ideologica sul partito di cui redasse nel 1891 la parte teorica del programma con cui esso si presentò dopo l'abrogazione delle leggi antisocialiste (programma di Erfurt). Difensore dell'ortodossia, in vari scritti si oppose al revisionismo di Bernstein, combattendo altresì le posizioni della "sinistra" soprattutto con riferimento alla propagazione sistematica dello sciopero politico di massa, pur non respingendo lo sciopero di massa come strumento di lotta in determinate situazioni eccezionali. La sua posizione centrista lo portava ad esprimersi in termini rivoluzionari con riferimento al futuro, ma ad aderire sostanzialmente alla prassi politica moderata dell'SPD. Egli affermava che lo sciopero generale doveva essere considerato uno dei mezzi di lotta utilizzabili dalla socialdemocrazia, ma che le condizioni non erano ancora mature per farne uso. In tal modo egli si fece sostanzialmente assertore di una politica di attesa passiva, entrando perciò in aperto contrasto con la posizione più coerentemente marxista di Rosa Luxemburg. Nel 1914 differenziò la propria posizione da quella della maggioranza socialdemocratica sul problema dei crediti di guerra che egli proponeva di approvare solo a determinate condizioni politiche. Non riuscendo a far prevalere la propria posizione, aderì all'opposizione di sinistra e nel 1917 fondò il Partito socialista tedesco indipendente (USPD). In conseguenza di tale distacco dovette lasciare la direzione della "Neue Zeit". Fu sottosegretario agli Esteri (1818-19) e, dopo la conquista del potere in Russia da parte dei bolscevichi, appoggiò l'opposizione menscevica, attaccando Lenin in vari scritti. Egli affermava che socialismo moderno significava non solo organizzazione produttiva sociale, ma anche organizzazione democratica della società. Inoltre affermava che lo sviluppo capitalistico dell'ultimo periodo della storia mondiale non doveva necessariamente provocare una politica imperialistica aggressiva. Nel 1920 fu ospite del Governo menscevico nella Repubblica operaia indipendente di Georgia. Operò per il riassorbimento dell'USPD nell'SPD, ma a riunificazione avvenuta (1922) non ricoprì più incarichi di rilievo nel partito e nel 1924, su invito del partito socialdemocratico austriaco, si trasferì a Vienna dove visse sino al 1938, assistendo al colpo di Stato di Dolfuss del 1934, che analizzò criticamente. Rifugiatosi in Olanda dopo l'annessione dell'Austria al Reich tedesco del marzo 1938, morì ad Amsterdam nell'ottobre successivo. Ordinò le proprie elaborazioni ideologiche sviluppate in vari saggi sparsi, in un'opera organica, La concezione materialistica della storia (2 volumi, 1927). Tra le altre opere: Il programma socialista, 1908; La rivoluzione sociale, 1902; Etica e concezione materialistica della storia, 1958; La via al potere, 1969 (Praga 1854 - Amsterdam 1938).